Canti Gregoriani 5 - Monastero di Sorres

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Domenica V di quaresima
220403
Benché lontani dai teatri di guerra – come in Ucraina e in Yemen con il deflagrare delle bombe, lo sventramento degli edifici e la carneficina delle popolazioni – siamo tutti assaliti e bombardati da uno sterminato esercito di notizie allarmanti e scene raccapriccianti. Non ci troviamo né in Ucraina né nello Yemen o in altre regioni sconquassate da militari e mercenari, ma siamo in lotta contro gli spettri perfidi e scellerati che nella notte occupano il nostro spirito e dilaniano il nostro cuore. Alcuni si ritrovano smarriti e vagano nell’angoscia, alcuni sfuggono il prossimo per nascondere a se stessi un dramma che non riescono più a gestire con serena lucidità. Siamo pigiati comunque in un barca che fa acqua da tutte le parti e rischia di affondare.  
E D-i-o dov’è? Come al solito, i nostri sensi ci avvertono: “vicino è assente, presente è lontano”.
 
                       Si fa concreta la supplica di Davide:
 
 Fammi giustizia, D-i-o,
 
          difendi la mia causa contro gente sleale,
 
                  all’uomo perfido e perverso tutelami Salmo 43,1
                                                             trad. L. Alonso Schökel

La guerra è il palcoscenico dove si esibiscono lo sleale, l’uomo perfido e il perverso. Attanagliati dagli emissari del Male, la prima risposta che possiamo dare è riconoscere la presenza del Male in noi e invocare il giudizio di D-i-o.

 
           Fammi giustizia! Rendimi capace di riconoscere le mie colpe, lavami dal mio peccato e, ben oltre la dimensione processuale, rendimi un uomo nuovo, un giusto che difenda e diffonda la giustizia, alla sequela di Cristo, il Giusto, crocifisso per i nostri peccati.
 
           Difendi la mia causa. È in realtà la Tua causa che non ero più in grado di conoscere, tanto ero inorridito dalle opere del Male che rivoltano lo stomaco e, contemporaneamente, emanano un fascino tenebroso e seducente.

Ogni giusta informazione è tale se diviene un tassello di formazione. Tenersi informati è un dovere individuale e sociale, ma non è sufficiente ed è ben altro che sentire tutti i pettegolezzi e vedere tutte le tragiche e insieme ridicole scene che si presentano a noi fino a condizionarci in modo negativo. Sarebbe triste se l’unica via d’uscita fosse soltanto l’apatia che ci isola e ci rende insensibili alle provocazioni emotive che non siamo in grado di sopportare.
          Per controbilanciare le differenti guerre, che rischiano di scardinare le nostre difese, alimentiamo i sentimenti profondi del nostro cuore con le parole e gli scenari della Pace. Non, certo, la pace dei fanfaroni, bensì la Pax Christi.
Apriamo gli occhi e ammiriamo i colori del cielo in continua  mutazione dall’alba al tramonto. Ascoltiamo le voci dei bimbi sorridenti e degli anziani luminosi, degli uccelli migratori che sfrecciano e ritornano per aiutarci a rialzare il volto al cielo. Fermiamoci per ricevere conforto dallo sguardo che illumina qualcuno, fosse anche uno sconosciuto, per la strada, in un supermercato, nell’ospedale. Non lasciamoci sottrarre la possibilità di donare parte del nostro tempo al prossimo e, non ultimo, a D-i-o.


Dite a D-i-o:
  stupende sono le tue opere!
         Venite e vedete le opere di D-i-o,
                 mirabile nel suo agire sugli uomini.
                        Venite, ascoltate, voi tutti che temete D-i-o,
                                 e narrerò quanto per me ha fatto Salmo 65

La melodia dell’introito Iudica me Deus è in mi plagale (IV modo). Nel canto romano-franco/gregoriano si distinguono bene tre sezioni con una loro funzione armoniosa: i due estremi fungono da introduzione e conclusione, la sezione centrale evidenzia un esito dell’azione giudiziale di D-i-o (1) che si esprime con la richiesta della liberazione (2 ab homine... eripe me). Il segmento melodico finale (3) tralascia completamente la sezione centrale. Nell’intonazione esso riprende alcuni elementi di (2). La cadenza conclusiva del brano in mi – come c’era da aspettarsi – ripete a mo’ d’inclusione la formulazione di (1).
 
               Caratteristica emergente nella recensione del canto romano è la fascia sonora del ‘recitativo’, espressa dal martellante ripetersi di intervalli ‘ripieni’ di III e di IV. Dopo un brevissimo spunto iniziale G-E, si susseguono le fasce I: F-G-a-G-F; II: E-F-G-F-E; III: G-a-h-c-h-a-G; IV: D-E-F-E-D. La cadenza finale riprende lo spunto dell’intonazione.
 
                                                                                                                                                 Bruder Jakob
 
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